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A sinistra John Landrum, a destra Joseph Lichter

Uno studio americano sul suprematismo bianco nelle STEM: due professori di chimica escono allo scoperto e si oppongono (finalmente)

Come si misura la supremazia bianca nelle materie STEM e nella loro epistemologia? Credendoci a priori tanto per cominciare. Poi prendendo un dato e rileggerlo con questa lente.

A parte gli scherzi (o... a parte... la verità?), sta facendo discutere uno studio statunitense che ha portato due professori di chimica statunitensi ad avere il coraggio di uscire allo scoperto e dire la propria a riguardo, dicendo qualcosa di controcorrente rispetto alla sempre più problematica "inclusività".

Di seguito riassumiamo a grandi linee quello di cui si è discusso.

Due professori di chimica della Florida International University, John Landrum e Joseph Lichter, commentano aspramente un modello di corso di chimica scritto da Michelle Anne C. Reyes, una biologa, e altri autori, che smantellerebbe una fantomatica e indefinita "supremazia bianca" all'interno della chimica, vista, in questo senso, pregna di razzismo.

Dall'abstract di Reyes si legge: "Presentiamo questo lavoro come esempio di un modello pedagogico trasformativo per smantellare la supremazia bianca in Chimica."

Nella risposta al corso, i due professori, Landrum e Lichter, ritengono che alla base del modello del corso di Reyes ci sia una "evangelizzazione di una prospettiva sociologica pari a un indottrinamento politico", una metodologia imperfetta e senza senso.

La preoccupazione dei professori è che se si impara la chimica come vorrebbe Reyes si entrerebbe in una distopia orwelliana che non lascia spazio ai veri principi della chimica.

Landrum e Lichter ricordano quanto l'autocensura negli ambienti universitari sia un problema serio che mette a repentaglio le carriere stesse dei docenti che si sentono limitati nella loro parola, a causa delle politiche universitarie DEI (Diversity, Equity, Inclusion).

Un problema che coinvolge anche chi vorrebbe commentare il corso di Reyes all'interno del JCE (Journal of Chemical Education), teme ripercussioni e preferisce non alzare la voce rimanendo in un grido di silenzio.

In risposta al commento di Landrum e Lichter, Michelle Anne C. Reyes replica che non vi sarebbe alcuna agenda di sinistra dal momento che gli studenti avrebbero liberamente scelto questo corso da un elenco di corsi disponibili.

Inoltre, sostengono che il razzismo nella scienza sarebbe un dato di fatto e, dal momento che, "secondo un sondaggio pubblicato dall'American Chemical Society, in media, il 42% di tutti i dottorandi in chimica delle università statunitensi sono internazionali" si sente tutto il bisogno di insegnar loro che nella scienza la supremazia bianca e l'eteropatriarcato sono fenomeni di "oppressione sistemica" che influenzerebbero scienziati e la stessa epistemologia scientifica.

Concludendo, Reyes, ritiene che "non siamo i primi a rivendicare la supremazia bianca in STEM/Chimica" e dicendo questo vorrebbe sostanzialmente dire che il fenomeno della supremazia bianca nelle STEM è reale, lo dicono più persone: dev'essere senz'altro vero.

Evidenziamo, noi del Corriere della Tigre, alcuni problemi rispetto alla posizione di Reyes.

Sostenere che molte persone credano persino che l'epistemologia della chimica sia razzista e connessa al suprematismo bianco non è una ragione sufficiente a falsificare la ragionevole ipotesi (a tal proposito si rimanda al sempre così poco sottovalutato caso dei Grievence studies affair) che molti dei corsi universitari e riviste scientifiche (tra cui Nature) siano, abbiano e facciano influenza politica.

In secondo luogo, sostenere che, siccome si dà libertà di scegliere il vostro corso, allora non vi sarebbe un'agenda di sinistra, non tiene conto di quanto l'università sia un luogo che in alcuni casi è capace di alimentare la mente delle persone condizionando, alimentando e costruendo le loro ideologie e bias.

Dunque, che lo studente abbia libertà di scegliere il vostro corso non falsifica la posizione di chi crede che la vostra posizione sia in linea pesantemente con l'agenda di sinistra.

E, infondo, non si farebbe neppure molta fatica a condividerlo, con un po' di onestà intellettuale.

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